Capitolo 7: Partenza

Quando Zhou Zishu aveva fatto svenire Zhang Chengling, lo aveva fatto per timore che il ragazzo potesse covare troppi cattivi pensieri; calmarlo era una necessità. Aveva usato poca forza, quindi il ragazzo si svegliò non molto tempo dopo l’arrivo del singolare Wen Kexing.

Aprì gli occhi e fissò, stordito, il soffitto. Sembrava che la sua anima avesse lasciato il suo corpo. Fino al giorno prima era ancora il Giovane Maestro Zhang, coccolato da tutti; persino quando il suo precettore gli diceva che era completamente stupido e inutile e il suo maestro di arti marziali era segretamente deluso dal fatto che fosse solo poltiglia scadente, incapace di intonacare le pareti (*), la sua vita era serena e felice.

(N/T: Poltiglia scadente incapace di intonacare le pareti: viene usato per riferirsi a persone o azioni inutili.)

Veniva vestito e nutrito da altre persone, la servitù lo seguiva ovunque andasse continuando a servirlo diligentemente anche quando studiava in modo mediocre fino a tarda notte (*). Lo adulavano tutto il giorno e, anche se Zhang Chengling sapeva bene di non meritarle, a volte ciò non gli impediva di crogiolarsi comunque in quelle false lodi.

Aveva vissuto una tale vita privilegiata per quattordici anni.

(N/T: Tradotto letteralmente, “fanciulla dalle maniche rosse che rifornisce di incenso”. Si riferisce alle serve che assistono gli studiosi quando studiano fino a tarda notte.)

Poi, in una sola notte, aveva perso ogni cosa.

La sua casa era andata, i suoi genitori uccisi insieme ai suoi amici e parenti. Tutto il suo mondo si era capovolto. Era terrorizzato e non sapeva cosa fare.

Zhou Zishu era quel tipo di persona che sapeva combattere meglio di quanto sapesse consolare le persone, quindi decise di rimanere fermo al suo posto in silenzio. C’era solo il vuoto nello sguardo di Zhang Chengling mentre le lacrime scendevano giù dai suoi occhi.

Udì Wen Kexing chiedere a Gu Xiang: «Chi è quel piccoletto?»

«Dice di essere il figlio di Zhang Yusen.»

Wen Kexing annuì con un’espressione annoiata, come se il nome “Zhang Yusen” per lui non fosse altro che un granello di polvere. Dopo un po’ parlò di nuovo: «Ho sentito dire che la famiglia Zhang sia così povera da non avere altro che ricchezza, come avrebbe fatto dunque il figlio di Zhang Yusen a finire così? E’ scappato senza portare con sé abbastanza argento o si è perso?»

Gu Xiang abbassò la voce: «Da quello che ci ha detto, qualcuno ha ucciso tutti i membri della famiglia Zhang. Ormai la notizia dovrebbe aver scosso l’intera città, ma immagino che tu non ne abbia sentito parlare mentre facevi lo sciocco da qualche parte.»

Wen Kexing ci pensò un po’ su, poi annuì: «Non c’è da meravigliarsi che ci fossero così tanti cadaveri.»

Si voltò per studiare Zhou Zishu e chiese a Gu Xiang: «In tal caso, cosa ci fa lui qui?»

La ragazza rise: «Quel mendicante si fa chiamare Zhou Xu. Si è venduto ad un uomo morente per due yinzi d’argento, quindi ora dovrà scortare il ragazzo al lago Tai Hu.»

Gli occhi di Wen Kexing si sgranarono, la sua espressione divenne completamente seria mentre valutava qualcosa tra sé e sé. In seguito, disse a Gu Xiang: «Ora sono ancora più sicuro che sia una bellezza, solo le persone belle sono così stupide.»

Gu Xiang fece ricorso all’ignoranza, fin troppo abituata alle buffonate del suo Maestro; Zhou Zishu seguì il suo esempio poiché doveva ancora valutare appieno le abilità di quell’uomo.

Si voltò a guardare uno Zhang Chengling in lacrime, sentendosi un po’ infastidito e desiderando che il giovane smettesse presto. Lo colpì piano con la punta del piede e tossì: «Giovane Maestro Zhang, se hai finito di riposare rimettiti in sesto. Non dovremmo restare a lungo in questo luogo, verranno sicuramente altre persone per completare il lavoro. Sei stato affidato allo zio Zhou, quindi il minimo che possa fare è portarti sano e salvo alla Residenza Tai Hu.»

Gli occhi di Zhang Chengling si mossero mentre si guardava attorno ma, nel momento in cui si fermarono, si coprì il viso con le mani, si raggomitolò a palla e pianse. Zhou Zishu avvertì sopraggiungere un forte mal di testa a causa del pianto del ragazzo, pensò che avrebbe dovuto rimproverarlo ma non ebbe il coraggio di farlo. Neanche consolare i bambini era il suo forte, quindi decise che rimanere in silenzio fosse l’opzione migliore.

All’improvviso, si raddrizzò e si diresse verso la porta.

Intendeva solo controllare in quale stato versasse la statua del Buddha e riportarla al suo posto originale, avendo ragionato sul fatto che forse il modo in cui aveva agito in precedenza potesse essere sembrato piuttosto offensivo e non lo avrebbe aiutato se avesse voluto raccogliere più meriti, quindi Zhou Zishu non si aspettava che Zhang Chengling, che in quel momento pensava che il più grande volesse abbandonarlo, si sporgesse in avanti per aggrapparsi alle sue caviglie, gridando: «Zio Zhou! Zio Zhou, per favore non… per favore non abbandonatemi! Io… io…»

Apparve estremamente pietoso mentre singhiozzava in quel modo. Anche se si erano incontrati per puro caso, adesso il giovane non aveva nessun altro sui cui contare a parte Zhou Zishu, il quale era il suo salvatore e quindi per lui come un Buddha vivente.

Zhou Zishu lo guardò impassibilmente e disse con voce atona: «Tuo padre non ti ha mai insegnato che c’è dell’oro sotto le ginocchia di un uomo?» (*)

(N/T: C’è dell’oro sotto le ginocchia di un uomo: significa “gli uomini devono conservare la loro dignità in ogni situazione.”)

Dopo alcuni istanti di stordimento, Zhang Chengling finalmente raggiunse una sorta di comprensione (*) grazie a quelle parole. Usò le maniche per asciugarsi con forza muco e lacrime e disse: «Rispettare il Cielo, la Terra, l’Imperatore, la famiglia e il Maestro è ovviamente importante (*). Lo zio Zhou mi ha salvato, lascerà che gli porga i miei rispetti come Maestro?»

(N/T: Raggiunse una sorta di comprensione: la frase originale è “la fortuna rende più saggi”.

Rispettare il Cielo, la Terra, l’Imperatore, la famiglia e il Maestro è ovviamente importante: si tratta di uno dei principi più importanti per un confuciano. In origine <天经地义>, tradotto letteralmente come “Legge del Cielo e Principio della Terra”.)

Wen Kexing e Gu Xiang osservarono la scena con divertito interesse, quest’ultima sussurrò: «La notte scorsa era ancora un bambino sciocco, come è possibile che sia diventato intelligente tanto in fretta?»

Zhou Zishu poté rispondere solo: «Alzati subito.»

Zhang Chengling: «Non mi alzerò finché non accetterete! Se non posso vendicare la mia famiglia, vale la pena per me di esistere? Maestro… » (*)

(N/T: Maestro: in originale “shifu”. Un titolo onorifico usato dai discepoli per rivolgersi ai loro maestri.)

A Zhou Zishu non interessavano le sue argomentazioni, trascinando il più giovane per una spalla disse: «Sono un invalido che morirà presto, ho a malapena la benedizione di poter tirare avanti un altro giorno, e pensi davvero che possa insegnarti qualcosa? Ho sentito dire che il Maestro Zhao Jing di Tai Hu è un vecchio amico di tuo padre, se andrai da lui ci saranno persone che potranno sicuramente aiutarti meglio di me nella tua vendetta.»

Concentrò la sua energia interna nei palmi, sollevò la statua e la rimise sull’altare mormorando i suoi peccati e i precetti (*). Rese omaggio al Buddha molto seriamente prima di voltarsi per parlare ad uno Zhang Chengling ancora sbalordito: «Dovremmo andarcene ora che ti sei svegliato, ma prima procuriamoci del cibo. Se vuoi davvero vendicare la tua famiglia, devo portarti dal Maestro Zhao il più velocemente possibile.»

(N/T: Precetti: il Buddismo richiede che si osservino 5 precetti fondamentali per non far del male a se stessi e agli altri con le parole e con le azioni, che si recitano regolarmente per ricordarsi dell’impegno assunto. Si recitano anche ogni volta che si è in difficoltà o che ci si accorge di non averne rispettato uno o più di uno. Quando si osservano, essi hanno un influsso positivo sulla vita.)

Dopo aver detto ciò si stiracchiò e sorrise a Gu Xiang, ignorando Wen Kexing, per poi lasciare il tempio in un batter d’occhio senza nemmeno preoccuparsi di controllare se Zhang Chengling lo stesse seguendo.

Il ragazzo rimase in piedi, travolto dallo sconforto, ma si affrettò a seguirlo dopo aver realizzato che l’uomo se ne era già andato.

Wen Kexing si strofinò il mento mentre osservava con evidente interesse le due sagome allontanarsi. Si alzò e disse a Gu Xiang: «Andiamo, seguiamoli al lago Tai Hu.»

Lo sguardo malizioso di lei svanì mentre rifletteva e poco dopo rispose a bassa voce: «Maestro, Zhang Chengling afferma che il massacro della sua famiglia sia opera dei Fantasmi del Crinale Qingzhu e che Xue Fang, il “Fantasma Impiccato”, fosse lì.»

Wen Kexing le rivolse uno sguardo inespressivo: «Mh, quindi?»

Gu Xiang trasalì appena, inseguì Wen Kexing che se ne stava già andando e gli chiese con voce seria: «Il Fantasma Impiccato che ho sconfitto ieri era chiaramente falso. Maestro… ne sapevi già qualcosa?»

«A-Xiang…» Wen Kexing la fissò di nuovo, i suoi occhi sembravano buchi neri capaci di risucchiare chiunque.

Gu Xiang si zittì immediatamente, poi borbottò: «Lo so, ho parlato troppo.»

In quel momento il volto di quella ragazza impavida era pallido, sembrava come temere qualcosa. Solo dopo aver sentito quella risposta, Wen Kexing distolse lo sguardo in segno di approvazione e continuò ad avanzare. Gu Xiang lo seguì, mantenendo una breve distanza.

Ascoltò Wen Kexing dire: «Seguiremo quel Zhou Xu. Il mio istinto non ha mai sbagliato: non può essere altro se non bello! Alla fine lo coglieremo in flagrante. A-Xiang, facciamo una scommessa dato che non mi credi.»

Senza dubbio per questo motivo, il viaggio di Zhou Zishu non era destinato ad essere tranquillo.

Scortare Zhang Chengling non era molto diverso dal portarsi dietro un grosso pezzo di sterco poiché aveva attirato “mosche” a non finire lungo la strada. Ne aveva appena eliminata un’altra quella sera e si stava seriamente pentendo della sua decisione mentre osservava i due yinzi d’argento.

Possedeva ancora la metà della sua energia interna e le sue abilità erano intatte quindi quelle persone avrebbero fatto meglio a pensarci due volte prima di attaccarlo, ma i Chiodi rendevano imprevedibile la situazione. Era infastidito sia da quella dolorosa tortura che dagli infiniti gruppi di feccia che li attaccavano ogni minuto, per non parlare di quella coppia di padrone e serva che continuava a seguirli senza motivo.

Avrebbe potuto seminarli con facilità se non avesse dovuto accompagnare quel piccolo fardello. Inoltre, c’era da dire che quel misterioso Wen Kexing aveva del talento; diverse volte Zhou Zishu era riuscito a distanziarlo solo per finire con il rivedere la sua terribile faccia da schiaffi il giorno seguente.

Zhou Zishu trascinò silenziosamente fuori dalla loro stanza il corpo di un altro assassino prima di tornarvi per meditare. Zhang Chengling non notò nulla, ancora profondamente addormentato e immerso in sogni insensati. Nei giorni precedenti trascorsi a viaggiare insieme, aveva scoperto che quel ragazzo non mostrava presunzione; il bambino piagnucoloso di qualche giorno prima sembrava essere completamente scomparso, come se fosse stato costretto alla maturità.

Non si lamentava nemmeno quando si muovevano molto lentamente, obbediva a ogni ordine di Zhou Zishu ed era generalmente molto sincero e onesto. Il suo unico difetto era la sua incapacità di smettere di chiamarlo “Maestro”, non aveva importanza quante volte lo avesse corretto.

Zhou Zishu alla fine si era arreso, credendo fermamente che dopo aver accompagnato il ragazzo al lago Tai Hu dalla famiglia Zhao se ne sarebbe subito andato per continuare il suo viaggio. Aveva già panificato tutto: dopo aver visto le montagne e i laghi più famosi, avrebbe proseguito verso sud piuttosto che verso nord dato che a Nanjiang si trovavano degli amici a cui non aveva ancora fatto visita. Doveva rivederli almeno una volta e bere qualcosa insieme a loro prima di andare all’Inferno.

Improvvisamente, il giovane si rigirò nel letto, madido di sudore, iniziando ad agitarsi violentemente. Era così quasi ogni notte; durante il giorno si mostrava calmo e sembrava aver riacquistato un po’ di stabilità mentale, ma i ricordi di quella fatidica notte si erano trasformati in incubi che non accennavano a lasciarlo andare. Zhou Zishu sospirò e lo scosse per svegliarlo.

Zhang Chengling si svegliò gridando e si sedette, lo sguardo assente. Reagì solo dopo un bel po’, mormorando: «Zio Zhou… non intendevo farlo.»

Era talmente giovane e inesperto che persino quando aveva gli occhi iniettati di sangue conservava comunque un’innocenza che a Zhou Zishu era fin troppo familiare; gli era venuto subito in mente qualcuno che conosceva in passato.

L’unico che… l’unico con cui aveva desiderato viaggiare ovunque nel Jianghu.

Non poté fare a meno di sedersi, sentendosi stordito.

Zhang Chengling disse cautamente, le sue labbra pallide e tremanti: «Ho appena sognato mio padre… Zio Zhou, non intendevo svegliarvi e mettervi in difficoltà… Posso… posso smettere di dormire.»

Zhou Zishu gli diede una pacca sulla spalla, ammorbidendo involontariamente la voce: «Va tutto bene, dormi pure quanto vuoi. Ti sveglierò se avrai un altro incubo.»

Zhang Chengling mugugnò in assenso e strisciò di nuovo sotto la coperta, le sue dita che ancora trattenevano inconsciamente la manica di Zhou Zishu.

L’uomo lo fissò in modo significativo. C’era dell’imbarazzo nel sorriso di Zhang Chengling quando ritrasse la mano.

In quel momento, non molto lontano, si udì un “twang” e qualcuno iniziò a pizzicare le corde di una cetra. Zhang Chengling sentì nitidamente lo schioccare di un lampo proprio accanto alle sue orecchie, fu talmente potente che anche i suoi organi sembrarono tremare, poi un forte dolore si aggrappò disperatamente al suo petto facendolo gridare.

Traduzione: valeria99

Revisione: SailorSaturn98


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