Capitolo 4: Un uomo giusto

Capitolo 4: Un uomo giusto – Non è forse vero che le persone nel Jianghu ripagano la gentilezza con la gratitudine e il rancore con la vendetta?

 

L’uomo in nero e la ragazza iniziarono a combattere velocemente. Da spettatore, Zhou Zishu poté osservare bene le loro capacità; gli stili di combattimento dei due avversari erano piuttosto diversi, ma i loro colpi erano ugualmente feroci e immorali. Non sembravano appartenere a una di quelle cosiddette sette rette ed ortodosse.

Dopo solo quattordici o quindici mosse, l’uomo in nero improvvisamente oscillò all’indietro per schivare i calci della ragazza e con il palmo colpì il suo ago-punto Shanzhong (*). Lei schivò di lato ed emise un suono sommesso mentre schiaffeggiava la mano dell’uomo, poi si concentrò sul prossimo attacco alzando la mano con l’intenzione di rompergli le rotule delle ginocchia. Inaspettatamente, udì il rumore dello scatto di un meccanismo a molla proveniente dai pantaloni dell’uomo e una freccia venne scagliata in avanti dal suo polpaccio, verso la mascella della ragazza.

(N/T: Ago-punto Shanzhong: il punto di agopuntura al centro del torace.)

Le arti marziali della ragazza non erano affatto male, sembravano essere persino superiori a quelle dell’uomo in nero, ma non si aspettava una mossa così vile ed era rimasta scioccata. Quando cercò nuovamente di schivare, era ormai troppo tardi. Zhou Zishu scagliò finalmente il sassolino che teneva nel palmo della mano colpendo la punta della freccia, che sfiorò pericolosamente la guancia della ragazza.

Dopo aver corso un tale rischio, una persona normale sarebbe stata terrorizzata; al contrario, lei parve arrabbiarsi per l’imbarazzo. Senza esitazione, si scagliò in avanti e le dita delle sue mani si piegarono ad artiglio, afferrarono le ossa delle gambe dell’uomo in nero e le torsero. L’uomo urlò mentre le sue gambe si rompevano, ma lei non si fermò. Allungò la mano, nel suo palmo c’era una piccola luce brillante verde e blu che usò per colpire ferocemente il petto dell’uomo in nero, facendolo volare all’indietro con entrambe le gambe rotte e piegate. Il suo viso divenne rapidamente grigio-violaceo mentre fissava la ragazza e la indicava con gli occhi spalancati: «Sei Vio…Viol…»

Morì prima che potesse finire di dire “Viola”, ribaltò gli occhi e incontrò il re Yama (*).

(N/T: Re Yama: è il re dell’Inferno nella mitologia dell’Asia orientale.)

L’anziana donna, avendo assistito alla crudeltà di quella bella ragazza, era rimasta in disparte, immobile per la paura.

Al contrario, il giovane dall’aspetto ingenuo e onesto reagì subito e si precipitò rapidamente al fianco del pescatore, chiedendo: «Zio Li, come state? Voi…»

Il vecchio pescatore sembrava respirare ancora. Allungò le mani e cercò di afferrare le maniche del giovane, il quale lo aiutò a sollevarsi e lo tenne tra le braccia. Vedendo ciò, anche la ragazza vestita di viola si avvicinò, alzò le palpebre del pescatore, si accigliò e poi disse schiettamente: «E’ il veleno dei Tre Geng (*) Fino alla Morte, inoltre ha perso molto sangue. Non credo possa essere salvato, mi dispiace.»

(N/T: Geng: uno dei cinque periodi di due ore in cui un tempo era divisa la notte.)

Il giovane le schiaffeggiò la mano, le rivolse un’occhiata torva e gridò: «Di quali sciocchezze state parlando?»

La ragazza vestita di viola inarcò un sopracciglio. L’intento omicida apparve di nuovo sul suo bel viso grazioso ma poi, dopo aver ricordato qualcosa, lo soppresse con forza, si alzò ed incrociò le braccia davanti al petto sogghignando con noncuranza: «Sei solo un moccioso che non riesce nemmeno a distinguere quali sono le brave persone!»

Gli occhi torbidi del pescatore rimasero su di lei per un breve momento, poi passarono in rassegna tutti i presenti e caddero infine su Zhou Zishu, che se ne stava ancora ai piedi della statua del Buddha con due pagliuzze che gli spuntavano dai capelli e lo facevano sembrare ridicolo. Il vecchio si voltò nella sua direzione e parve come essere sul punto di dire qualcosa.

Lo sguardo di tutti seguì il suo e, nel vedere Zhou Zishu, la ragazza mormorò un “Oh” per poi ridere: «Mi stavo giusto chiedendo chi fosse il Maestro che mi aveva aiutata. Non riesco a credere che fossi tu! Io ti ho comprato del vino, tu mi hai aiutato a combattere; quindi siamo pari. Non ci dobbiamo più nulla!»

Lo disse molto semplicemente, come se le due cose potessero mai essere uguali, ma poiché si trattava di una bella ragazza Zhou Zishu decise di non preoccuparsene. Sorrise e si avvicinò al pescatore, accovacciandosi: «Vecchio mio (*), mi stavi chiamando?»

(N/T: Lǎoxiōng: modo informale per riferirsi ad amici maschi. Si può tradurre come “fratello”, “vecchio mio”, “amico”.)

L’anziano pescatore mise con grande sforzo una mano tra le pieghe della sua veste e le altre quattro persone che erano presenti puntarono gli occhi su di lui, in attesa di vedere cosa stava per tirare fuori. Dopo molto tempo, il pescatore sporse la mano, faticosamente chiusa a pugno, in direzione di Zhou Zishu, il quale esitò per un momento prima di allungare la propria per accoglierla. Vide solo un minuscolo lampo di luce e, un attimo dopo, sul palmo della sua mano giaceva uno yinzi d’argento.

Il pescatore disse: «Io…ti restituisco l’argento, il giro in barca era gratuito, ma in cambio tu… devi…»

Zhou Zishu non aspettò che continuasse a dirgli cosa avrebbe dovuto fare per lui, rise e scosse la testa facendo per alzarsi, ma il vecchio allungò la mano e strinse forte il suo polso: «Aiutami… a portare questo ragazzo alla Residenza Tai Hu della famiglia Zhao…»

Lui non era neanche lontanamente una bella ragazza, quindi Zhou Zishu sospirò e disse: «Ascolta, vecchio mio…»

L’anziano pescatore lo interruppe: «Un piccolo… favore, dovrebbe… dovrebbe essere sempre ripagato con grande gratitudine…»

Zhou Zishu alzò gli occhi e guardò con malinconia la porta di quel tempio in rovina, in mezzo al nulla e immerso nella notte. Si chiese se non dovesse nuovamente cambiare la sua faccia, poiché quella non sembrava ancora abbastanza malaticcia. Altrimenti perché le persone continuavano a pensare che fosse così benevolo da accettare di farsi sfruttare?

Il pescatore sembrava inconsapevole di essere in uno stato di bagliore morente mentre lo rimproverava. La presa della mano che lo tratteneva si fece sempre più forte, il suo respiro era sempre più debole e leggero, come se gli fosse rimasto sospeso in gola, e quando parlò divenne affannoso: «Considera questa buona azione come un modo per accumulare meriti e virtù per la tua discendenza… anche se morissi senza discendenti… c’è ancora… la tua prossima vita…»

Quelle parole colpirono come un lampo il cuore di Zhou Zishu e i Chiodi sul suo petto agirono di nuovo, come se volessero affondare ancora di più nella sua carne. “C’è ancora la prossima vita. Ho commesso molti peccati in questa vita ed essi verranno ripagati tra tre anni con la mia morte, ma… c’è ancora la prossima vita a cui pensare.

Dopo diverso tempo, Zhou Zishu sospirò, si rigirò un paio di volte il pezzo d’argento nel palmo della mano e poi lo mise lentamente nelle pieghe delle sue vesti.

Gli occhi velati del pescatore si illuminarono, le sue labbra tremarono un paio di volte senza emettere alcun suono. Dopodiché, la luce nei suoi occhi si attenuò lentamente e la sua mano non fu più in grado di mantenere la presa sul polso di Zhou Zishu perciò ricadde mollemente, tuttavia egli sembrava ancora cercare di blaterare qualcosa.

Zhou Zishu avvicinò l’orecchio alla bocca dell’anziano e lo ascoltò parlare con voce spezzata: «Devi… farlo… se non lo farai… io… perseguiterò… perseguiterò diciotto generazioni dei tuoi antenati…»

Zhou Zishu si raddrizzò, non avendo nient’altro da dire, mentre il pescatore inclinava la testa da un lato ed esalava il suo ultimo respiro. Il giovane iniziò a piangere, scosso da singhiozzi strazianti.

L’anziana donna accanto a lui, non aveva idea se fosse una serva o qualcosa del genere, singhiozzò mentre piangeva e poi cercò di asciugarsi le lacrime. Zhou Zishu e la ragazza vestita di viola si fecero automaticamente da parte. I grandi occhi della ragazza si posarono su di lui e lei gli chiese con calma: «Il mio Maestro aveva detto che sei più di quello che sembri, ma non me ne ero ancora accorta. Da quale setta vieni? Come ti chiami?»

Zhou Zishu si morse l’interno della guancia e rispose gentilmente: «Non ho tutti questi meriti. Mi chiamo Zhou… Zhou Xu. Non provengo da nessuna setta, sono solo un vagabondo solitario che vaga per il Jianghu. Effettivamente, nemmeno io ho ancora avuto l’onore di conoscere il vostro nome, signorina.»

Lei lo guardò dall’alto in basso, scosse la testa e disse: «Se non fosse per il tuo viso pallido e malaticcio, dal modo in cui parli sembreresti proprio come ti ha descritto il Maestro. Il mio nome è Gu Xiang.»

Non aveva mai sentito parlare di nessuno di nome Zhou Xu nel Jianghu, prima d’ora; inoltre, si erano incontrati per caso e non avevano motivi per essere completamente sinceri l’uno con l’altro, quindi non se la prese. Non le importava molto. Fece due passi in avanti e diede una pacca sulla spalla del ragazzo, dicendo: «Di’ un po’, dal momento che è già morto, non dovresti dargli una degna sepoltura? C’è qualcun altro che ti sta inseguendo?»

Il giovane era ancora infastidito dal modo schietto e scortese in cui aveva parlato poco prima, così si limitò a sbuffare appena mentre la fissava. In quel momento traboccava di un forte sentimento di dolore e rabbia che non poteva sfogare, quindi lo indirizzò tutto, inconsciamente, contro quella ragazza senza scrupoli, come fosse stata lei ad ucciderlo.

La graziosa Gu Xiang corrugò la fronte. Sebbene le abilità di quella ragazza fossero elevate, in aggiunta alla sensazione che non si trattasse di un’artista marziale proveniente da una setta ortodossa che gli trasmetteva, dopotutto era ancora giovane e impulsiva. Avendone abbastanza di quel giovane innocente che continuava a sfogare la sua rabbia contro di lei, alzò la mano e cercò di colpirlo con il palmo ma fu colta alla sprovvista quando Zhou Zishu la intercettò, afferrandole il polso.

Gu Xiang sentì una mano gelida avvolgerle delicatamente il polso. Non le causò alcun dolore quindi il colpevole non doveva averci messo nemmeno tanta forza, eppure non fu in grado né di muoversi né di liberarsi. Non poté fare a meno di rivolgere a quell’uomo dall’aspetto malato uno sguardo sorpreso, pensando: “Il Maestro lo rispetta perché pensa che sia davvero molto capace, ma è una persona ancora più misteriosa di quanto pensassi. Se mai dovessi attaccarlo, non sono sicura che riuscirei a cavarmela facilmente.

Cambiò idea molto rapidamente, poiché era una persona intelligente che conosceva i propri limiti, e colse l’opportunità per ritirare la mano. Strinse le labbra, guardò Zhou Zishu e disse: «Cedo solo per rispetto nei tuoi confronti.»

Poi si rivolse al ragazzo e lo rimproverò: «Come puoi vedere, moccioso, questa sorella è di passaggio e ti ha aiutato solo per pietà, quindi non guardarla come se ti avesse ucciso tutta la famiglia. Se proprio vuoi sentirti un po’ meglio, dovresti trovare il coraggio di provare a vendicarti. Guardati, oltre a tenere tra le braccia una persona ormai morta e piangere, non riesci a far altro che essere prepotente con questa gentile sorella che ti sopporta!»

Quella ragazza era intelligente, ma di certo non era gentile.

Zhou Zishu si sentì in obbligo di cercare di donargli qualche parola di conforto ma, inaspettatamente, in seguito a quelle parole il ragazzo, dopo essere rimasto stordito a lungo, si voltò all’improvviso, si asciugò le lacrime con forza e si inginocchiò a terra, fino a toccarvi con la testa, davanti a Gu Xiang. Disse a bassa voce: «Avete fatto bene a rimproverarmi, signorina, vi ho offesa. Mi dispiace molto.»

Mentre si inchinava a denti stretti, i lineamenti del suo viso sembravano un po’ più marcati. Invece, Gu Xiang era rimasta sbalordita e indietreggiò di mezzo passo, sbattendo le palpebre dei suoi grandi occhi a mandorla: «Io… non ti ho detto di inchinarti davanti a me, tu… Alzati, veloce!»

Zhou Zishu si chinò leggermente per aiutare il ragazzo ad alzarsi in piedi, il quale si ritrovò in qualche modo sostenuto da lui, e disse: «Prima di tutto, dovremmo dare una degna sepoltura al… fratello (*) Li. Si è fidato di me, affidandomi l’incarico di accompagnarti in questo viaggio, quindi lo farò. Se non avete fretta di partire, potete riposarvi un po’ qui e raccontarmi quello che è successo.»

(N/T: Xiōng: forma cortese per rivolgersi ad amici maschi.)

Il giovane mormorò umilmente il suo assenso, così Zhou Zishu lo aiutò a trovare un posto dietro il tempio abbandonato per seppellire il vecchio pescatore. Gu Xiang continuava ad osservarli ma, alla fine, parve avvertire anche lei una stretta al cuore. Corse fuori e riportò dentro un pezzo di legno, dopodiché estrasse un pugnale dalla vita, con l’intenzione di usarlo per intagliare una semplice lapide, e chiese: «Come si chiamava questa persona?»

Il ragazzo ci pensò per un po’, poi scosse la testa e disse: «Ha detto solo che il suo cognome era Li e che una volta aveva ricevuto il favore di mio padre, quindi ha rischiato la vita per salvarci e aiutarci a fuggire. Lo chiamavo zio Li… ma non so davvero quale fosse il suo nome completo.»

Zhou Zishu sospirò appena: “Non è forse vero che le persone nel Jianghu ripagano la gentilezza con la gratitudine e il rancore con la vendetta? Che importanza aveva lasciare un nome?”

Gu Xiang abbassò la testa e incise sul piccolo pezzo di legno, tratto dopo tratto: “Zio Li, un uomo giusto.” Dopo aver inciso quelle parole, la osservò per un po’, pensando di esserne abbastanza soddisfatta, e poi la mostrò a Zhou Zishu: «Guarda, che ne pensi?»

Zhou Zishu la prese e vide che mancava un tratto della parola “zio” dopo una sola occhiata, sentendosi sia triste che ridicolo aggiunse quel tratto mancante con il dito e la mise sulla semplice tomba che avevano scavato in quel terreno sterile.

Il ragazzo si inginocchiò, inchinandosi fino a toccare per tre volte con la fronte a terra (*), mentre cercava di trattenere le lacrime, poi raddrizzò la schiena e si alzò.

(N/T: Xiǎngtóu: è un gesto di saluto molto formale che consiste nell’inginocchiarsi e chinare il capo fino toccare terra con la fronte. Per il popolo cinese, è la più alta forma di riverenza e viene usata per salutare un superiore o l’Imperatore.)

Traduzione: valeria99

Revisione: SailorSaturn98


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