Capitolo 10: Inferi

Zhou Zishu rimase a fissare per un momento l’impronta del palmo, poi girò il corpo e ne spogliò la metà superiore. Sulla schiena, esattamente nella stessa posizione, vide un’altra impronta.

Wen Kexing sospirò e disse: «Sembrerebbe proprio che sia stato ucciso e poi cotto come una torta.»

Zhou Zishu rispose con leggerezza: «Nessuno perderebbe tempo a giocare con i morti, è stato trafitto dal palmo. Da quel che so, c’è soltanto una persona che, da quasi cinquant’anni, usa questa tecnica…»

«E’ il Palmo Rakshasa (*) di Sun Ding, il “Fantasma Tragicomico”.» Continuò Wen Kexing.

(N/T: Rakshasa: demoni esistenti nella mitologia indù e nel buddismo, sono quegli spiriti disturbatori e malefici che avviano le loro attività demoniache in particolar modo durante la notte. Sono noti per la loro abitudine nel rovinare cerimonie sacre, dissacrare tombe, molestare sacerdoti, possedere esseri umani: le loro unghie sono velenose, si nutrono di carne umana e di tutto ciò che è marcio. Hanno l’abilità di cambiare aspetto, fare magie e spesso assumono la forma di esseri umani, di cani, e di grandi uccelli.)

Zhou Zishu gli lanciò un’occhiata ma non disse nulla. Si inginocchiò per esaminare attentamente il corpo di Mu Yunge e, tastandogli il petto, scoprì che all’interno della sua veste erano sparse diverse monete di rame e alcuni yinzi d’argento: «Bé, io ho lasciato di soppiatto, a tarda notte, i possedimenti della famiglia Zhao portando con me un po’ di denaro…» Diede un colpetto sul braccio di Mu Yunge e aggiunse: «Ma pare che lo abbia fatto anche lui. Fratello Wen, questo nottambulo non si trovava certamente qui per dare sfogo ai suoi vizi; generalmente, chi fa quel tipo di cose non porta con sé così tanto denaro.»

«E non ha nemmeno bisogno di portare con sé un cambio di vestiti.» Wen Kexing usò il piede per far cadere da un cespuglio al lato del sentiero un piccolo fagotto di stoffa nera, di quelli che venivano usati quando si era lontani da casa, che conteneva un cambio di vestiti.

Sul terreno umido e soffice della foresta era disegnato uno schema caotico di impronte, ma non sembrava esserci traccia di alcun combattimento. Fatta eccezione per il segno nero lasciato dalla tecnica del palmo, che gli era stata istantaneamente fatale, sul corpo di Mu Yunge non c’erano ulteriori ferite o cicatrici. La sua famosa “spada spezzata” era ancora al suo fianco, ben affilata e nel fodero, ad indicare che non doveva nemmeno aver avuto il tempo di sfoderarla.

Le abilità nelle arti marziali di Mu Yunge non erano deboli, non era indifeso come un bambino non ancora svezzato e perciò sicuramente non combatteva come un dilettante. Zhou Zishu rimase in silenzio, pensando tra sé e sé: “Possibile che il virtuoso Maestro della Setta della Montagna Duan Jian e il Fantasma Tragicomico avessero organizzato un appuntamento notturno?”

Uno di quelli che probabilmente all’inizio era stato passionale, in seguito la passione doveva essersi trasformata in rabbia e, alla fine, era diventato cruento e sanguinario.

Dalla serie di impronte presenti sul terreno sembrava che, prima del loro arrivo, ci fossero tre persone lì; le impronte di Mu Yunge si fermavano in quel punto ma le altre due proseguivano in direzioni differenti, suggerendo che, molto probabilmente, coloro che le avevano lasciate non fossero dalla stessa parte. Uno dei due doveva senza dubbio aver seguito Mu Yunge fino a quel luogo e poi, proprio come stava facendo Zhou Zishu in quel momento, si era accovacciato davanti al cadavere per esaminarlo.

Zhou Zishu rialzò la testa. Ormai non era più il potente e onnisciente capo del Tianchuang, non aveva senso farsi carico di altre seccature, eppure, anche se la ragione lo stava avvertendo che quella sua vecchia abitudine di mettere in discussione ogni cosa gli avrebbe creato solo problemi, si sentì comunque pervadere dal bisogno viscerale di seguire le orme ed indagare.

Wen Kexing lo vide sedersi a terra in un modo terribilmente indecente. Restò ad osservarlo in silenzio per un po’, ma alla fine, poiché sembrava quasi che sarebbe rimasto così in eterno, non poté fare a meno di chiedergli: «Non hai intenzione di inseguirli?»

Zhou Zishu lo guardò, continuando a condurre quella lotta interna.

Wen Kexing parve riflettere per qualche istante poi, all’improvviso, si allontanò e si mise a seguire la seconda serie di impronte dicendo: «Allora lo farò io.»

Zhou Zishu lo raggiunse inconsciamente e gli chiese: «Vuoi davvero rischiare di rimanere coinvolto in qualcosa che non ha niente a che fare con te?»

Wen Kexing replicò seriamente: «Qualcuno ha ucciso il Maestro della Setta della Montagna Duan Jian; sono una persona virtuosa che vuole accumulare meriti e a cui piace fare buone azioni, quindi perché non dovrei fare un tentativo? In ogni caso, mi stavo comunque annoiando.»

Zhou Zishu ritenne che quell’ultima frase fosse incredibilmente ragionevole, perciò annuì e chiese di nuovo: «Allora perché non segui la prima serie di impronte? Le impronte di quella persona sono molto leggere, quindi probabilmente era la più abile tra le tre. Ipoteticamente parlando, se anche la persona che ha seguito Mu Yunge proveniva dalla Residenza della famiglia Zhao, allora la prima persona doveva essere Sun Ding, il “Fantasma Tragicomico”.»

Wen Kexing si mostrò completamente indifferente: «Inseguilo tu, se vuoi. Io non lo farò. Potrò anche essere una brava persona a cui piace ficcare il naso negli affari altrui, ma do ancora valore alla mia vita.»

Zhou Zishu rimase segretamente sbalordito dalla sua franchezza e, mentre lo seguiva, spostò casualmente lo sguardo sul terreno ai loro piedi notando che Wen Kexing non aveva lasciato alcuna impronta su di esso.

In effetti, si diceva che chi camminava senza lasciare la minima traccia lo facesse perché aveva paura dei fantasmi e della morte.

Quando si trovava ancora a palazzo, Zhou Zishu era responsabile della gestione e delle indagini del Tianchuang perciò, dopo aver considerato che sarebbe morto comunque in ogni caso, aveva ceduto al suo desiderio di seguire l’altro per scoprire cos’era successo, decidendo di fare quello che voleva e risolvere così quel caso.

I due abili e impavidi uomini si inoltrarono maggiormente nella foresta, e trovarono la persona che stavano cercando sulle rive di un fiume: si trattava del Giovane Maestro della Setta Hua Shan, Yu Tianjie.

Era appeso a un albero mediante fili d’argento simili a quelli di una ragnatela, una dolce brezza lo faceva oscillare lievemente a mezz’aria e la sua testa era attaccata al collo solo per metà.

Una goccia di sangue cadde sul terreno e Wen Kexing fece un passo indietro per evitare di macchiarsi, poi alzò la mano e diede un colpetto al corpo di Yu Tianjie, facendo sì che il suo collo e la sua testa si separassero completamente; la testa rimase incastrata sul filo mentre il corpo cadde al suolo con un tonfo. Wen Kexing lo toccò nuovamente e curvò le labbra in un sorriso: «E’ ancora caldo, non deve essere morto da molto tempo.»

«Seta di ragno» disse Zhou Zishu, poi alzò il viso e si fermò a guardare la testa di Yu Tianjie: «E’ la Seta di ragno del Fantasma Impiccato.»

Il Lago Taihu sembrava essere destinato a divenire lo scenario di qualcosa di emozionante.

Le orecchie di Zhou Zishu captarono un rumore e non appena gridò: «Chi è là?» un’ombra nera simile ad un grosso pipistrello apparve improvvisamente dietro l’albero, scomparendo in volo quasi all’istante. Zhou Zishu la seguì subito, senza riflettere.

Wen Kexing disse: «Mmh, io temo la morte ma lui non sembra aver paura di morire… non posso restare qui e lasciarlo andare da solo.» quindi, lo seguì.

Zhou Zishu prese in mano una pigna, la strinse con le dita e colpì la persona vestita di nero nella parte centrale della schiena. Tuttavia, anche se aveva centrato il bersaglio, poiché dopo la mezzanotte la sua energia interna diminuiva, lo aveva fatto solo inciampare invece che cadere come aveva previsto. Quando si rialzò riprese a correre ancora più velocemente, senza nemmeno guardarsi indietro.

Zhou Zishu era un po’ perplesso. Pensò tra sé e sé: “E’ davvero questo Xue Fang, il “Fantasma Impiccato”?” Naturalmente se si fosse trattato del vero Xue Fang non sarebbe stato in grado di affrontarlo, perciò se quell’uomo era davvero uno dei Dieci Grandi Fantasmi del Crinale Qingzhu perché era scappato via in quel modo dopo aver visto un nessuno come lui?

Zhou Zishu pensò con stupore: “Nemmeno fossi uno specchio magico rivelatore di mostri… (*)

(N/T: Specchio magico rivelatore di mostri <照妖镜>: viene usato in senso figurato per descrivere cose/persone che sono in grado di vedere la vera natura delle cose e differenziare il bene dal male.)

Si ritrovarono ben presto fuori dalla foresta. Al di là della foresta, che si estendeva in lungo e in largo, c’era un grande cimitero. Il Fantasma Impiccato aveva, infine, raggiunto il suo territorio. I fuochi fatui tremolavano in ogni dove mentre la sua figura sembrava diventare sempre più simile a quella di un fantasma. Zhou Zishu credette che la sua mente gli stesse giocando qualche brutto scherzo, ma non ne fu più così sicuro quando udì qualcuno ridere nel cuore della notte; un secondo la risata era proprio vicina alle sue orecchie, quello immediatamente successivo era lontana. Gli fece rizzare i capelli.

Dopodiché, la figura del Fantasma Impiccato tremolò tra i fuochi fatui e scomparve semplicemente nel nulla.

Zhou Zishu si fermò immediatamente.

Wen Kexing si fermò accanto a lui, la luce azzurra dei fuochi fatui si rifletteva sul suo bel viso e gli conferiva un aspetto quasi demoniaco. Un animale, in lontananza, emise una specie di ululato simile ad un fischio, improvvisamente un topo sgusciò fuori dal sottosuolo e fissò i due senza alcuna paura. Dal momento che i suoi occhi erano rossi, avrebbe potuto essere benissimo uno di quelli che si cibava della carne dei cadaveri.

Il Fantasma Impiccato era scomparso sotto una grande robinia; su uno dei suoi rami, un gufo inclinò la testa per osservare quei due ospiti indesiderati.

Zhou Zishu e Wen Kexing ispezionarono diverse volte la zona intorno all’albero ma non riuscirono a trovare alcun indizio. Zhou Zishu si accigliò e disse: «E’ assurdo! Sembrerebbe quasi che abbiamo realmente incontrato un fantasma…»

Poi udì una risata talmente raccapricciante da fargli accapponare la pelle, si voltò verso Wen Kexing e lui indicò il gufo sull’albero. Quando alzò lo sguardo, scoprì con sgomento che la risata spettrale proveniva dal becco di quell’animale.

Il gufo e Zhou Zishu rimasero immobili a studiarsi l’un l’altro per un bel po’ di tempo, finché, improvvisamente, il gufo spiegò le ali e volò via.

Wen Kexing disse: «Quando ero bambino ho sentito un detto: “Non essere spaventato dal richiamo del gufo, ma abbi paura della sua risata. Quando sentirai un gufo ridere, significa che qualcuno andrà presto incontro alla morte.” Non fa paura?»

Zhou Zishu iniziò ad esaminare una lapide che si trovava ai piedi della grande robinia e sulla quale non c’era alcuna iscrizione, perciò gli rispose con indifferenza: «Sono già morte due persone.»

Probabilmente, in quel momento, Wen Kexing finse di scambiare la sua indifferenza per interesse perché lo ignorò e proseguì con entusiasmo: «Inoltre, ho sentito dire che un giorno, in un piccolo villaggio, una persona aveva in mano una ciotola con dentro dell’acqua rossa, ma venne travolta da un gufo e l’acqua si rovesciò a terra. Quell’anno nel villaggio persero la vita venti persone.»

Zhou Zishu alzò la testa per guardarlo.

Wen Kexing abbassò deliberatamente la voce e disse: «E’ una storia vera.»

Zhou Zishu chiese, perplesso: «Perché quella persona aveva in mano una ciotola piena di acqua rossa?»

Wen Kexing sembrò strozzarsi con le sue stesse parole, girò la testa e tossì.

Zhou Zishu sorrise leggermente, poi si allungò sotto la robinia e posò le mani sulla lapide. Non appena usò un po’ di forza, quella si mosse. La forzò ulteriormente ed essa si aprì da un lato, con un cigolio, rivelando dal nulla un ingresso che conduceva nell’oscurità, un passaggio la cui profondità gli era ignota.

Wen Kexing si affrettò ad avvicinarsi per dare un’occhiata, girò più volte intorno a quel buco nel terreno ed infine fece schioccare la lingua dicendo con stupore: «Si dice che esista un luogo in cui converge tutto lo yin e lo yang del mondo e che esso si trovi accanto ad una robinia mezza morta. La robinia è un albero che possiede molta energia yin e proprio per questo viene chiamata anche “albero yin” o “albero fantasma”. Ne hai mai sentito parlare?»

Zhou Zishu incrociò le braccia davanti al petto e lo osservò continuare a raccontare quelle storie di fantasmi con un’espressione completamente impassibile.

La descrizione di Wen Kexing fu molto vivida: «La leggenda narra che ai piedi di una vecchia robinia si trovi una lapide anonima e che, sotto di essa, ci sia il sentiero per gli Inferi. Durante la quindicesima notte del settimo mese (*), le anime erranti strisciano fuori dagli Inferi e tornano nel regno mortale. Il sentiero che ti condurrà nella Primavera Gialla (*) è incredibilmente freddo, e fiancheggiato dai fiori dell’equinozio (*); dopo aver varcato le porte dell’Inferno non sarai più vivo. Infine, raggiungerai il Ponte Naihe (*) … Ehi!»

(N/T: La quindicesima notte del settimo mese: la Festa degli Spiriti <中元节>.Si festeggia la quindicesima notte del settimo mese sul calendario lunisolare cinese. Secondo la credenza popolare, proprio durante questa notte, gli spiriti e i fantasmi dei defunti tornano dall’oltretomba per visitare i vivi e, a volte, si intromettono nelle loro vite portando avversità e malasorte.

Primavera Gialla:Huángquán <黄泉>. L‘equivalente dell’Inferno, o Ade, nella mitologia cinese.

Fiori dell’equinozio: o “gigli rossi”, sono fiori associati perlopiù alla morte. Poiché di solito fioriscono vicino ai cimiteri, si crede che essi crescano anche all’Inferno e che guidino le anime nella loro prossima reincarnazione.

Ponte Naihe <奈何桥>: il ponte che ogni anima deve attraversare dopo essere stata giudicata dal re Yama, il re degli Inferi, per potersi reincarnare.)

Zhou Zishu era già saltato giù.

Wen Kexing rimase per un attimo a fissare, sbalordito, la figura dell’altro che scompariva attraverso quell’ingresso buio e tenebroso, poi salto giù a sua volta. Atterrò morbidamente, scoprendo che il terreno sotto i suoi piedi era molto più solido di quanto si aspettava. Non appena alzò lo sguardo, incontrò il sorriso fugace di Zhou Zishu, che gli chiese: «Anche il fratello Wen è interessato a vedere che aspetto ha il sentiero per gli Inferi?»

Wen Kexing annuì e disse seriamente: «In questo modo, la prossima volta che racconterò questa storia, potrò aggiungere ufficialmente che si tratta di una storia vera.»

Zhou Zishu scosse la testa e sorrise, stava giusto per replicare quando, all’improvviso, Wen Kexing lo zittì con un cenno della mano e si mise ad ascoltare attentamente. Dopo un po’ si accigliò e chiese a bassa voce: «Lo senti? Cos’è questo rumore?»

Zhou Zishu si mise ad ascoltare con attenzione a sua volta, poi disse esitante: «Sembra… acqua?»

Gli occhi di Wen Kexing si illuminarono e l’uomo riprese subito a camminare davanti a lui, senza però dimenticare di aggiungere in un sussurro: «Quindi è reale!»

Davanti a loro si snodava un sentiero lungo e stretto, talmente stretto da impedire ai due uomini di camminare fianco a fianco; dovettero chinarsi, abbassare leggermente la testa e camminare uno dietro l’altro. Zhou Zishu, che non gradiva affatto l’essere stato costretto a procedere assumendo quella postura scomoda, si accigliò e pensò che se davvero quello era il sentiero per gli Inferi, non doveva essere il sentiero ufficiale ma uno riservato solo a donne e bambini.

Dopo aver camminato per una quantità di tempo indefinita, ritrovandosi ricoperti dalla polvere, il sentiero si interruppe bruscamente e si aprì su un’enorme grotta dove, effettivamente, scorreva un piccolo fiume dalle origini e dalla fine sconosciuti.

All’interno della grotta soffiava un vento freddo, non era chiaro da dove provenisse ma sembrava dirigersi verso di loro, attraverso il sentiero cupo, da ogni direzione.

Anche Wen Kexing si ritrovò a tacere, smettendola persino di divagare su come “il sentiero per la Primavera Gialla fosse incredibilmente freddo” e altre sciocchezze del genere.


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