Capitolo 9: Nella foresta

Zhao Jing di Tai Hu, noto anche come “Spadaccino di Qiu Shan” (*), un tempo era un eroe illustre.

(N/T: Qiu Shan: o Monte Qiu Shan. Si trova nella provincia di Shandong, vicino a Dongxujiagou.)

Già prima di arrivare alla Residenza Tai Hu, Zhou Zishu non vedeva l’ora di incontrare questo inafferrabile Maestro la cui fama precedeva il nome. La sensazione che avrebbe dovuto attendere ancora a lungo crebbe quando venne a sapere che anche Yu Tianjie, l’unico figlio del Maestro della Setta Hua Shan (*), Mu Yunge, il Maestro della Setta della Montagna Duan Jian (*), e il “Maestro con un occhio solo”, Jiang Che, si trovavano alla Residenza Tai Hu.

(N/T: Hua Shan: o Monte Hua, nella provincia dello Shaanxi. E’ il monte occidentale dei Cinque Monti Sacri.

Duan Jian: significa “spada spezzata”.)

Zhou Zishu conosceva le identità, il prestigio e i retroscena di ognuno come il palmo della sua mano; per evitare di offendere qualcuno, il Tianchuang possedeva un archivio a parte dove erano riportati ogni singolo avvenimento e personalità di spicco nel Jianghu degli ultimi cinquant’anni.

Ad esempio, Zhou Zishu sapeva che Zhao Jing, l’eroico “Spadaccino di Qiu Shan”, un tempo era stato esiliato dalla sua stessa famiglia e aveva trascorso molti dei suoi giorni nella sofferenza. Per denaro, aveva commesso crimini non dissimili da quelli che aveva commesso il “Musico Incantatore” Qin Song ed era tornato a utilizzare nuovamente il suo vero nome, Zhao Jing, soltanto all’età di ventisette anni quando aveva sposato l’unica figlia della famiglia Feng, che possedeva la Setta del Lago Tai Hu. Aveva poi sfruttato il nepotismo per costruire la sua ricchezza e ucciso in segreto tutti quelli che erano a conoscenza del suo passato. Dopo il matrimonio, era stato riaccettato dalla famiglia Zhao.

Un altro esempio, poteva essere il famoso Giovane Maestro Yu Tianjie. Si diceva che una volta avesse avuto una relazione con una fanciulla della Setta Emei (*) e che in seguito l’avesse tradita, provocando il suicidio della ragazza e la morte del loro bambino di tre mesi non ancora nato. Naturalmente, lei era così tremendamente innamorata da non aver mai fatto il nome di quel miserabile.

(N/T: Setta Emei: Il Monte Emei <峨嵋山>, letteralmente “Montagna del Sopracciglio Delicato”, è una montagna nella provincia del Sichuan . L’ Emei è uno dei quattro monti sacri della tradizione cinese, alcuni dei monasteri associati a tale monte sono noti per lo studio delle arti marziali cinesi.)

Zhou Zishu era profondamente interessato a loro poiché conosceva fin troppo bene quel tipo di persone, inoltre si sentiva spossato a causa delle continue suppliche di Zhang Chengling, quindi accettò di rimanere presso la famiglia Zhao per una notte in più.

Malgrado il suo passato, Zhao Jing era un vero gentiluomo e non aveva mai guardato dall’alto in basso Zhou Zishu, che camminava a passi irregolari ed era vestito con abiti vecchi e logori, ma aveva anche un buon intuito e quindi, dopo aver ascoltato la storia di Zhang Chengling sulle difficoltà e i pericoli che avevano dovuto affrontare durante il viaggio, era diventato sospettoso nei confronti di quell’uomo dall’aspetto di un mendicante.

Quello stesso giorno, dopo aver disposto tutto affinché i due si sistemassero facendo un bagno e mangiando come si deve, Zhao Jing invitò Zhang Chengling nel suo studio per farsi raccontare nei dettagli cosa era successo nel corso di quei giorni.

Dopotutto, Zhang Chengling era ancora un bambino ingenuo ed era stato abbastanza difficile per lui raggiungere qualcuno che potesse iniziare a considerare come una famiglia, così raccontò al più anziano ogni cosa anche se non riusciva ancora a comprendere molto. Zhao Jing lo ascoltò con sgomento e, dopo aver ponderato attentamente, non poté fare a meno di chiedere: «Questo… signor Zhou, tu sai chi sia veramente?»

Zhang Chengling gli raccontò senza esitare ciò che era successo al tempio abbandonato.

Zhao Jing socchiuse gli occhi mentre si accarezzava la barba, poi consolò brevemente il giovane e lo mandò a dormire.

Durante quei dieci giorni in cui avevano viaggiato insieme, Zhou Zishu aveva iniziato a conoscere Zhang Chengling; era un bravo ragazzo con un buon cuore e, anche se era un po’ ingenuo ed era stato viziato fin dalla tenera età, non si lamentava mai di fronte alle difficoltà. Dal momento che Zhao Jing aveva voluto parlargli, Zhou Zishu era sicuro che quella vecchia volpe astuta fosse riuscita a indurre Zhang Chengling a rivelargli involontariamente ciò che sapeva su di lui.

Rise segretamente tra sé e sé. Non aveva realmente importanza che si facesse chiamare Zhou Xu o Zhou Zishu, poiché entrambi i nomi erano, in ogni caso, avvolti nel mistero. In generale, del Tianchuang si sapeva soltanto che fosse un’organizzazione composta da un gruppo di persone; nemmeno qualcuno dotato di una gran quantità di informazioni e con una vasta conoscenza avrebbe potuto essere in possesso di ulteriori informazioni sul Tianchuang, tanto meno sul suo capo.

Anche se, ipoteticamente, avessero indagato su un certo “Maestro Zhou”, avrebbero scoperto solo che era un generale con la responsabilità di gestire le guardie reali della corte interna, di cui sarebbe valsa la pena accattivarsi il favore ma che non era abbastanza importante da essere preso in considerazione.

Come previsto, sin dal primo mattino del giorno successivo, Zhou Zishu era diventato il più recente pettegolezzo tra gli ospiti della Residenza Tai Hu. Grazie al flusso infinito di curiosi venuti a presentarsi, per molto tempo gli fu impossibile lasciare la stanza degli ospiti.

Non ebbe altra scelta che salutarli ed incontrarli uno per uno.

«Ah, Guerriero Zhao, è davvero un onore potervi finalmente conoscere. Incontrarvi di persona non è affatto paragonabile al solo aver sentito parlare di voi, poter ammirare la vostra persona è una benedizione… Volete sapere chi ha insegnato a questa umile persona? Oh, nessuno di cui valga la pena parlare.»

«Ah, Maestro Qian, è davvero un onore potervi finalmente conoscere. Incontrarvi di persona non è affatto paragonabile al solo aver sentito parlare di voi, poter ammirare la vostra persona è una benedizione… Da dove vengo? Questa persona è solo un umile mendicante, nessuno di cui valga la pena parlare. No, no, no, non provengo dalla Setta dei Mendicanti (*). Come potrei essere meritevole di unirmi a loro? Davvero, sono solo una persona insignificante.»

(N/T: Setta dei Mendicanti <丐帮>: chiamata anche il “Clan dei Mendicanti”, è una setta fittizia di arti marziali che figura in primo piano nelle opere di narrativa wuxia. I membri sono perlopiù mendicanti, come suggerisce il nome, ma alcuni di loro provengono da altri ceti sociali. Si distinguono per il loro codice di abbigliamento e comportamento: aderiscono a un rigoroso codice di condotta, mantengono il massimo rispetto dei ranghi e della gerarchia, sostengono la giustizia e aiutano i bisognosi attraverso atti di cavalleria. E’ anche uno dei pilastri portanti nella difesa dagli invasori stranieri e ha una vasta rete di comunicazioni; grazie alle grandi dimensioni della setta e alla natura dei suoi membri, che consente loro di fondersi facilmente con il resto della società, essi sono rinomati per le loro eccellenti capacità nel raccogliere informazioni.)

«Ah, Maestro Li, è davvero un onore potervi finalmente conoscere. Incontrarvi di persona non è affatto paragonabile al solo aver sentito parlare di voi, poter ammirare la vostra persona è una benedizione… No, no, non conoscevo il Maestro Li, ci siamo solo aiutati per convenienza durante tempi difficili. Da quale setta provengo? Non provengo da nessuna setta. Sono solo una persona non degna di nota, nessuno di cui valga la pena parlare.»

Zhou Zishu aveva sorriso così tanto che, all’avvicinarsi della notte, il suo volto si era ormai interamente irrigidito. Dovette massaggiarlo a lungo per farlo tornare al suo stato naturale. In cuor suo, temeva profondamente di rischiare una paralisi completa se avesse continuato a sopportare tutto ciò per un altro giorno, quindi decise di andarsene immediatamente.

Considerata la loro insistenza nel porre domande sulle questioni private delle altre persone, questi eroi del Jianghu non erano affatto migliori di quei pettegoli ficcanaso nei mercati; sembrava come se il loro unico desiderio fosse quello di poter frugare nella sua testa e usare i loro occhi d’aquila per scrutarlo da vicino, guardando attraverso la sua pelle per determinare se fosse un umano o un fantasma.

Se uno avesse detto di appartenere ad una delle Otto Grandi Sette e di essere un discepolo di tale maestro e bla bla bla, quegli altri avrebbero potuto rispondere: «“Oh, è davvero un onore potervi finalmente incontrare. Il mio shishu (*) e il vostro Maestro erano amici un tempo.”»

(N/T: Shī shū <师叔>: significa “zio marziale”, è il fratello marziale, sia più grande che più piccolo, del proprio Maestro in una setta.)

In caso contrario, sarebbe stato considerato un estraneo e agli altri sarebbe occorso più tempo per farsi un’idea su di lui.

Era notte e, sotto la luna calante, Zhou Zishu aprì gli occhi. Era andato a dormire presto dato che in quel momento della notte, di solito, i Chiodi iniziavano a causargli dolore; quel dolore non era qualcosa di grave in fondo, dopo aver meditato per un po’ non sarebbe più stato un problema.

Si alzò, ma esitò nel pensare che sarebbe stato certamente scortese partire senza salutare e così decise di lasciare due lettere. In quella per Zhang Chengling scrisse: “Le colline verdi rimarranno immutate, le acque scorreranno ancora a lungo in lontananza (*).” Un’incredibile soddisfazione lo travolse dopo aver scritto quella nota, poiché si sentiva come se ora fosse entrato alla perfezione nella parte di vagabondo del Jianghu.

(N/T: Le colline verdi rimarranno immutate, le acque scorreranno ancora a lungo in lontananza: ciò che intende dire qui è sostanzialmente che la loro amicizia sarebbe durata ancora a lungo e ci sarebbe stato tempo per loro di incontrarsi nuovamente, si tratta di una frase utilizzata per dire addio.)

Nell’altra lettera, quella per Zhao Jing, scrisse: “Vi sarò sempre grato per la vostra ospitalità.”

Le mise sotto la teiera e saltò con grazia sul tetto.

Un piccolo Dragon Li (*) stava camminando sul tetto, gli parve di scorgere un’ombra fugace perciò si fermò in allerta, gli occhi spalancati, ma non vide nient’altro. Inclinò la testa, confuso, e poi corse verso le cucine.

(N/T: Dragon Li: una razza di gatto domestico cinese. Mostra un esclusivo motivo tigrato marrone-dorato, spezzato, orecchie a punta, grandi occhi rotondi a mandorla giallo/verdi luminescenti e una corporatura forte che ricorda la sua natura selvaggia.)

Zhou Zishu lasciò la tenuta della famiglia Zhao senza far rumore. Era convinto che nessuno se ne fosse accorto perciò non immaginava che qualcuno, il quale pareva aver previsto quella sua mossa, lo stesse già aspettando in una piccola foresta a solo un miglio di distanza dalla proprietà.

Zhou Zishu sentì il fastidio insinuarsi rapidamente fin nelle viscere quando posò lo sguardo su quella persona e capì che si trattava di Wen Kexing. Quest’ultimo lo salutò sorridendo: «Ah, fratello Zhou, che coincidenza! Sembrerebbe che, dopotutto, le nostre strade siano destinate ad incrociarsi; solo delle anime gemelle potrebbero continuare ad incontrarsi al chiaro di luna in questo modo!»

Zhou Zishu sorrise di rimando: «Davvero una coincidenza… Non è così, fratello Wen?»

“Coincidenza un cavolo, maledetta piaga!”, pensò.

Non vedendo Gu Xiang, inclinò la testa e chiese: «Dov’è la signorina Gu?»

Wen Kexing gli rispose francamente: «Quella ragazza è una seccatura, cammina troppo lentamente. Mi era solo d’intralcio mentre cercavo di raggiungere un certo uomo talentuoso, sfuggente… e affascinante.»

Il sorriso si congelò sul volto di Zhou Zishu mentre il suo sguardo era fisso su Wen Kexing. Dopo un po’, disse: «Se questa inutile persona fosse davvero così talentuosa, allora che ne sarebbe del Monaco Gu del Monte Chang Ming, del Re Veleno del Palazzo Guanyin del Mare del Sud o del Maestro della Valle Fantasma del Crinale Qingzhu?»

Wen Kexing ricambiò lo sguardo in modo significativo: «Il Monaco Gu non si cura dei mortali, tutto ciò di cui si interessa riguarda il sentiero della coltivazione per raggiungere l’immortalità. Si dice che il Re Veleno si sia mescolato al resto del vasto Jianghu, sarebbe un’impresa difficile trovarlo. Inoltre, il Maestro della Valle Fantasma non è certamente meno ambiguo; nessuno ha mai avuto la possibilità di incontrarlo, perciò non è ancora chiaro se sia umano o meno…»

Dopodiché si guardarono, i loro sorrisi erano una maschera che celava la loro vera indole.

Zhou Zishu fu il primo a distogliere lo sguardo: «Zhou-mou (*) è soltanto un passante, perché hanno tutti gli occhi puntati su di me?»

(N/T: – mǒu <某>: è un antico titolo onorifico usato per riferirsi a se stessi in modo formale.)

Wen Kexing replicò con calma, in maniera non dissimile da quando ci si riuniva con un vecchio amico durante una passeggiata primaverile: «Allora perché il fratello Zhou non resta con la famiglia Zhao ancora per un po’? Il lago Tai Hu è famoso per i suoi stupendi paesaggi, perché mai dovresti voler andare via subito senza nemmeno guardarti un po’ intorno?»

Zhou Zishu disse: «Ho già ammirato l’incredibile paesaggio del lago Tai Hu, se rimanessi creerei inutili disagi al Maestro Zhao. Per non parlare del fatto che sono solo una persona insignificante che non ha niente a che vedere con quella gente; ho fatto un favore ad un anziano in punto di morte, non vale la pena rischiare ulteriormente la vita per due pezzi d’argento.»

Fece una pausa prima di aggiungere: «Scortare il Giovane Maestro Zhang è stato esclusivamente un modo per poter raccogliere meriti affinché, dopo la morte, io debba sopportare meno torture negli Inferi. Questo è quanto.»

«Raccogliere meriti…» ripeté Wen Kexing, annuendo in segno di approvazione: «Avevo davvero ragione, il fratello Zhou sembra condividere il mio stesso pensiero e, poiché solo le belle persone potrebbero farlo, è evidente che…»

Non appena sentì le parole “è evidente che…” una vena sulla tempia di Zhou Zishu iniziò a pulsare, stava giusto per interromperlo quando, all’improvviso, un grido penetrante giunse alle loro orecchie dalla foresta alle spalle di Wen Kexing.

Si fermarono tutti e due contemporaneamente.

Wen Kexing puntò il dito nella direzione da cui avevano sentito provenire l’urlo: «Guarda, mia cara anima gemella, si è appena presentata un’altra occasione per raccogliere meriti.»

Zhou Zishu si mostrò esitante ma alla fine decise di proseguire in quella direzione mentre, allo stesso tempo, rispondeva a denti stretti: «Fratello Wen, il tuo problema agli occhi è molto serio. Dovresti cercare al più presto un medico.»

Wen Kexing lo seguiva da vicino. Il qinggong (*) di Zhou Zishu aveva raggiunto lo stadio in cui poteva spostarsi senza lasciare alcuna traccia, eppure quell’uomo era in grado di stargli dietro senza fallo mantenendo sempre la stessa breve distanza. Normalmente si stava in silenzio durante lo spostamento per evitare di perdere la propria energia vitale, ma Wen Kexing non sembrava preoccuparsene: «Il fratello Zhou ha ragione: non sono ancora così vecchio, ma la mia vista sta peggiorando. Andrò da qualche famoso medico per farmi curare adeguatamente quando ne avrò la possibilità, finora non sono ancora riuscito a trovare difetti nella maschera del fratello Zhou. Che vergogna, che vergogna!»

(N/T: Qinggong: è una tecnica di arti marziali cinese, spesso descritta nella narrativa wuxia come la capacità di muoversi con leggerezza e velocità disumana, come planare sulla superficie dell’acqua o viaggiare nell’aria senza alcun aiuto esterno.)

Zhou Zishu desiderò seriamente sbarazzarsi di quegli occhi che “stavano peggiorando” ma, ripensandoci, non ne sapeva ancora abbastanza sulle abilità di quell’uomo; in quanto ex capo del Tianchuang, possedeva notevoli intelligenza e autocontrollo perciò non avrebbe mai fatto qualcosa di tanto sciocco.

Erano incredibilmente veloci, quindi ben presto raggiunsero la parte più profonda della foresta. Lì, videro un cadavere.

Gli abiti di quella persona erano neri, la maschera che indossava era caduta di lato rivelando i suoi occhi spalancati; doveva essere morta in modo orribile.

Zhou Zishu provò un senso di familiarità ancor prima di riuscire a vedere chiaramente il corpo, quando si chinò per esaminarlo più da vicino non poté fare a meno di accigliarsi: «Questo non è… il Maestro Mu della Setta della Montagna Duan Jian?»

Proprio quella mattina lo aveva ascoltato sproloquiare senza sosta per un’ora, nessuno avrebbe mai pensato che fosse un nottambulo come Zhou Zishu. Poi, purtroppo, era diventato un nottambulo morto.

Anche Wen Kexing si avvicinò e disse, strofinandosi il mento con interesse: «Notte rischiarata dalla luna, abiti neri. E’ possibile che…»

Zhou Zishu lo guardò, pronto ad ascoltare le sue brillanti deduzioni.

Ma Wen Kexing continuò: «…che il Maestro Mu fosse qui per raccogliere fiori?» (*)

(N/T: Raccogliere fiori: slang usato per parlare indirettamente di molestie sessuali.)

Zhou Zishu si voltò, il viso inespressivo, lodandosi internamente per essere riuscito a mantenere la sua compostezza.

Non c’erano tracce di sangue sul corpo di Mu Yunge né accanto ad esso, ma le sue labbra erano blu. Dopo averci pensato un po’, Zhou Zishu scostò delicatamente le sue vesti. Sul suo petto c’era solo un segno nero, la cui forma era quella di una mano.


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