Capitolo 14: Fuga (*)

(N/T: Tuōkùn <脱困>: letteralmente, significa “sfuggire alle difficoltà”.)

Zhou Zishu posò gli occhi su di lui e disse lentamente: «Non sembra affatto che tu stia per morire.»

Prima ancora che potesse finire di parlare, Wen Kexing, un po’ come se volesse contraddirlo, incurvò la schiena e gridò di dolore: una delle lame d’acciaio era affondata nel suo corpo fino all’elsa. Con il volto di un bianco pallido, riuscì a pronunciare solamente una parola: «Tu-… !»

Inizialmente, Zhou Zishu rimase sbalordito ma nel momento successivo si precipitò nella direzione opposta; i suoi occhi avevano improvvisamente colto un’ombra fugace nell’angolo dello stretto sentiero. Nell’esatto istante in cui la vide di nuovo, Zhou Zishu la colpì con il palmo. L’ombra non fu in grado di schivare il suo attacco, così indietreggiò, barcollando di quattro o cinque passi, tossì e si ritrovò a sputare sangue, tingendo di rosso anche la maschera che aveva sul volto, ma incredibilmente possedeva ancora la forza per rimettersi a correre.

Zhou Zishu emise un “Oh” nel rendersi conto che l’ultima volta la pigna non era stata in grado di fermarlo non perché non ci avesse messo abbastanza forza, piuttosto perché quella persona sapeva incassare bene i colpi.

All’improvviso, una figura apparve dal nulla, come fosse un fantasma, afferrò quell’uomo in nero per il collo, lo sollevò e lo bloccò contro la parete.

L’uomo in nero rimase scioccato e disse con orrore: «Voi…»

Wen Kexing inclinò la testa e sorrise, alzò l’altro braccio e la lama d’acciaio, che teneva sotto di esso, cadde a terra; evidentemente non lo aveva trafitto, visto che nemmeno i suoi vestiti erano strappati.

Zhou Zishu disse pigramente: «Ci hai creduto davvero? Questa è la prima volta che mi capita di incontrare un assassino così stupido.»

Wen Kexing lo guardò con fare pensieroso e, dopo aver ascoltato le sue parole, rispose: «Non è che sia così terribile, sono semplicemente i tuoi occhi ad essere troppo acuti, fratello Zhou. Se non fosse per la tua ferita, temo che…»

A quel punto si interruppe e scosse la testa, rafforzando la stretta sul collo dell’uomo vestito di nero. Dalla gola dell’uomo salì un gorgoglio, i suoi occhi brillavano di una paura indicibile. Wen Kexing gli tastò la parte superiore del corpo con l’altra mano e mormorò: «Questa è un’armatura leggera realizzata con fili d’oro, un manufatto di qualità… è un peccato che sia stato sprecato per qualcuno come te.»

L’uomo disse a tratti, con grande difficoltà: «Maestro… siete… arrogante…»

Wen Kexing sorrise e con un “Crack!” spezzò il collo dell’uomo in nero, il cui corpo dapprima si contrasse violentemente in uno spasmo e poi rimase immobile.

Dopo aver assistito ad una tale scena senza dire una parola, Zhou Zishu sbatté le palpebre ed abbassò lo sguardo, perdendosi nei suoi pensieri, poi fece un passo indietro e si appoggiò alla parete incrociando le braccia sul petto.

Wen Kexing tese la mano e sollevò la maschera dell’uomo, rivelando completamente il suo volto. Doveva avere all’incirca una quarantina d’anni ed era di costituzione minuta, gli zigomi erano sporgenti, sulla guancia destra c’era una grossa voglia color rosso sangue, i suoi occhi erano piccoli, il naso grande e aveva due denti sporgenti come quelli di un coniglio.

Dopo averlo esaminato per qualche istante, Wen Kexing commentò: «L’aspetto di questa persona è così fuori dall’ordinario; in fin dei conti, meritava di essere uccisa. Non credi anche tu, fratello Zhou?»

Zhou Zishu rispose: «Sei davvero senza vergogna.»

Wen Kexing agitò le mani e poi strinse una mano a pugno nel palmo dell’altra, aperta, davanti al petto: «Mi lusinghi, non merito un tale complimento.»

Zhou Zishu sogghignò e si avvicinò al corpo dell’uomo in nero, iniziando ad esaminarlo. A dire il vero, aveva molte domande che gli ronzavano nella testa. Ad esempio: “Come ha fatto la famosa Armatura Dorata, scomparsa dal Jianghu molti anni fa, a finire nelle mani di questa persona? E’ lui il vero Xue Fang, il “Fantasma Impiccato”? Come sono state create quelle creature nel fiume? E’ possibile che, un tempo, fossero umane?”

Spogliò il cadavere e, sulla sua schiena, trovò lo spaventoso tatuaggio di un fantasma con la faccia verde e le zanne. Zhou Zishu si fermò e pensò: “E’ uno dei Fantasmi, non può essere altrimenti. Possibile che il “Fantasma Impiccato”, Xue Fang, abbia davvero quei denti sporgenti da coniglio?”

Ugh… non può essere!” Zhou Zishu abbandonò immediatamente quel filo di pensiero che incominciava ad assomigliare parecchio a quello di Wen Kexing: “Quelli che hanno inseguito me e Zhang Chengling lungo la strada erano veramente Fantasmi? Impossibile… I Fantasmi del Crinale Qingzhu non avrebbero mai potuto farsi un nome nel Jianghu se quello fosse davvero tutto ciò che sono in grado di fare.”

Perché il Fantasma Impiccato ha ucciso Yu Tianjie? La persona che è andata nella direzione opposta era davvero il Fantasma Tragicomico?”

L’atto di uccidere quelle due personalità rinomate appena fuori dalla proprietà degli Zhao era come riconoscere indirettamente di essere loro i responsabili del massacro della famiglia Zhang. “Uscire allo scoperto in questo modo quale beneficio potrebbe portare alla Valle Fantasma?”

Alzò lo sguardo su Wen Kexing e lo interrogò, con un tono di voce improvvisamente affabile: «Il fratello Wen non ha forse affermato di non aver mai ucciso nessuno da quando è uscito di casa per unirsi al Jianghu? Allora perché andare contro quelle stesse parole, adesso?»

Wen Kexing gli lanciò uno sguardo truce e rispose: «E’ ovviamente stato lui a cercare di uccidermi per primo, se non fossi stato abbastanza abile e intuitivo sarei stato fatto a pezzi da quelle lame.»

Zhou Zishu sorrise e disse: «Prima non hai insistito anche sul fatto che questa sfortuna non ci avesse colpiti a causa tua, signor “brava persona” Wen?»

Wen Kexing rispose con perspicace fermezza: «Osserva quest’uomo e la faccia di fantasma che ha sulla schiena e poi ricordati del giovane che abbiamo trovato, che ha perso la testa ancora prima di potersi fare uomo… Non capisci? Tutto ciò significa che è una persona molto molto cattiva ed estremamente vile. Pensi davvero che avesse bisogno di una valida ragione per uccidere una brava persona come me?»

Zhou Zishu lo guardò senza dire una parola.

Wen Kexing scosse la testa e disse seriamente, con voce carica di convinzione: «Non riesco nemmeno ad immaginare quanto debba essere triste per un adulto come te scoprire di essere cresciuto completamente all’oscuro di tali principi.»

Zhou Zishu rimase in silenzio per un bel po’, poi sbottò: «Ti ringrazio per avermi istruito, fratello Wen!»

Wen Kexing si affrettò a rispondere: «Non c’è di che, non è necessario essere così formale.»

Zhou Zishu abbassò la testa, tornando a concentrarsi nell’esaminare il corpo del cadavere. Quando rimosse la famosa Armatura Dorata, dall’area del petto cadde un piccolo sacchetto. Zhou Zishu lo prese e, alla luce della perla, slegò con cura i lacci per aprirlo; al suo interno, c’era uno scintillante frammento di vetro colorato, delle dimensioni di un palmo e decorato con delle incisioni, la cui lavorazione era estremamente raffinata.

Zhou Zishu sollevò il piccolo frammento per esaminarlo sotto la luce e chiese, a nessuno in particolare: «Un pezzo di vetro?»

Wen Kexing mormorò un “Ah?” e si avvicinò così da poter vedere meglio. Prese con delicatezza il frammento che l’altro gli stava porgendo, tenendolo con entrambe le mani come se avesse timore di romperlo: «Non c’è da stupirsi che indossasse l’Armatura Dorata, se fossi stato in possesso di un oggetto del genere me ne sarei procurata una anch’io.»

Incuriosito dalla sua espressione seria, Zhou Zishu non poté fare a meno di chiedere: «Che cos’è?»

Wen Kexing rispose: «Temo che possa essere uno dei cinque pezzi che compongono la leggendaria Armatura Vitrea… Pensavo che si trattasse solo di una voce ma, dopotutto, sembra che sia reale. Ho sentito dire che qualsiasi persona riesca a riunire tutti e cinque i pezzi sarà in grado di dominare sull’intero Jianghu e sulle pianure centrali. Alcuni dicono che quei cinque pezzi nascondano l’accesso al manuale che consente di imparare lo stile di arti marziali più potente al mondo, altri invece dicono che al suo interno si celi una mappa che ti condurrà all’oggetto dei tuoi desideri più profondi.»

Riappoggiò con riluttanza il pezzo dell’Armatura Vitrea sul palmo di Zhou Zishu, piegando poi le dita dell’altro attorno ad esso, e disse piano: «E’ una buona cosa.»

Zhou Zishu annuì in segno d’intesa, poi allontanò la mano di Wen Kexing, che stava facendo intrecciare ambiguamente le loro dita, e rimise il pezzo di vetro colorato nel sacchetto. Lo gettò da parte e continuò ad ispezionare il cadavere del Fantasma Impiccato. Dopo averlo controllato più e più volte senza trovare nulla, Zhou Zishu si accigliò, si alzò in piedi e disse: «Bé, è davvero fastidioso. Come facciamo ad uscire adesso?»

Posò gli occhi su Wen Kexing, che era ancora accovacciato a terra lì vicino e lo fissava con uno sguardo incredibilmente strano, e continuò seccato: «Lo sto chiedendo a te, signor “brava persona” Wen! Hai ucciso quest’uomo troppo in fretta! Pensavi che potessimo metterci a scavare una via d’uscita come fanno i topi?»

Wen Kexing indicò il pezzo dell’Armatura Vitrea che aveva gettato da parte e chiese: «Tu… non lo vuoi?»

Zhou Zishu rispose seriamente: «Se fosse davvero l’Armatura Vitrea… se fosse completa, allora, una cosa tanto preziosa varrebbe un bel po’ di denaro. Qui però ce n’è solo una parte, quindi è del tutto inutile. Nemmeno il banco dei pegni la accetterebbe.»

Wen Kexing ridacchiò leggermente, batté le mani sulle ginocchia e si alzò seguendo Zhou Zishu mentre gli chiedeva: «Fratello Zhou sei così diffidente, non credi alle voci? Non hai sogni o desideri?»

Zhou Zishu rispose, senza nemmeno voltare la testa per guardarlo: «Non esiste nulla che sia gratuito a questo mondo, a meno che non porti guai. Tu non lo vuoi, quindi perché dovrei volerlo io? Non hai forse sogni e desideri anche tu, caritatevole fratello Wen?»

Wen Kexing voltò la testa quando sentì quelle parole, raccolse il sacchetto, riponendolo con cura nella tasca sul petto delle sue vesti, e chiese: «E se, invece, lo volessi?»

Zhou Zishu lo guardò e disse: «Oh…» Senza aggiungere altro.

Camminando avanti e indietro nella grotta, i due ripercorsero la strada a ritroso e raggiunsero l’ingresso del sentiero, che li avrebbe condotti al punto dal quale erano scesi laggiù, ancora bloccato da quelle lame sporgenti. Zhou Zishu tastò con le mani la parete da cui erano spuntate: «Questa uscita si è chiusa non appena abbiamo cercato di andarcene; in quel momento, il Fantasma Impiccato doveva essere sicuramente nelle vicinanze perciò anche il meccanismo di controllo dovrebbe trovarsi qui.»

Ma entrambi ignoravano completamente l’arte della divinazione (*), quindi la ricerca si rivelò infruttuosa. Il dolore causato dai sette Chiodi aveva appena iniziato a risvegliarsi, informando Zhou Zishu che la mezzanotte si stava avvicinando nuovamente. Avevano passato un altro intero giorno intrappolati lì sotto e a quel punto, considerando che le sue condizioni erano peggiorate, l’essere costretto a mangiare la carne di quella bestia simile a un cane gli parve inevitabile per poter sopravvivere.

(N/T: sia in questo capitolo che nel precedente, la parola “divinazione” è intesa anche come sinonimo di “necromanzia”, ossia l’arte di evocare defunti a scopo divinatorio.)

All’improvviso, mentre stava riflettendo, udì una voce che sembrava provenire da qualche parte in lontananza rispetto all’ingresso della grotta: «L’ho trovato, sbrigatevi! Aspettate, provo a chiamarlo… Maestro! Maestro, sei ancora vivo? Riesci a sentirmi? Se lo sei, ti tirerò fuori da questa tomba ma se hai già incontrato il Re degli Inferi allora non disturberò il tuo riposo!»

Era Gu Xiang!

Per qualche ignota ragione, dopo essere stato inseguito da un grosso cane feroce, essere stato morso da un mostro e terrorizzato dall’apparizione del Fantasma Impiccato, Zhou Zishu si sentì incredibilmente grato di poter udire nuovamente la sua voce.

Gu Xiang continuò a borbottare: «Maestro, mi hai sentito o sei davvero già morto? Me ne vado se non mi rispondi!»

Wen Kexing disse con voce pacata: «A-Xiang, sai cosa succede alle ragazze che parlano troppo e lavorano poco?»

Quella che aveva appena usato doveva essere uno speciale tipo di arte marziale capace di trasmettere e amplificare il suono della sua voce. Zhou Zishu aveva visto l’altro uomo servirsene in diverse occasioni; indipendentemente da dove si trovasse o da quanto il tono della sua voce fosse basso, il destinatario sarebbe stato in grado di sentire le sue parole molto chiaramente.

Gu Xiang emise un lamento ed esortò nuovamente qualcuno: «Muovetevi, tiratelo fuori di lì! Non avete sentito che il Maestro mi ha detto di fare di più e parlare di meno?»

Subito dopo, si sentì il rumore degli scavi e Zhou Zishu capì che Gu Xiang, invece di fare di più, non aveva fatto proprio nulla.

Dopo due ore, i due scoprirono di essere stati dissotterrati come due grosse carote da un gruppo di persone; accanto a Gu Xiang c’era una folla di uomini che sembravano comuni braccianti. La ragazza gridò: «Guardate, stanno uscendo fuori!»

Zhou Zishu non sarebbe voluto più uscire dopo aver sentito quelle parole.

Wen Kexing mantenne la calma mentre usciva dal piccolo buco che avevano scavato. Con la faccia ancora sporca di terra, guardò Gu Xiang e le ordinò: «Adesso puoi anche stare zitta.»

Gu Xiang tirò fuori la lingua e fece una smorfia a Zhou Zishu.

Uno dei “braccianti” si fece avanti e salutò formalmente Wen Kexing: «Maestro, siamo in ritardo.»

Gu Xiang intervenne: «In realtà avevamo già notato tempo fa i segni che ti eri lasciato dietro ma, poiché sono avvenute due misteriose morti, gli ospiti della famiglia Zhao hanno tirato su un bel putiferio e dopo, quando quei codardi sono venuti qui per indagare, hanno rallentato tutti i nostri progressi. Comunque, come avete fatto voi due a finire lì sotto?»

Wen Kexing rispose: «Abbiamo sentito un gufo ridere.»

Zhou Zishu rivolse subito lo sguardo altrove, come a far intendere che essere trascinato in quella conversazione fosse l’ultima cosa che desiderava.

Gu Xiang chiese, confusa: «Eh?»

Wen Kexing spiegò: «Sentire un gufo ridere è indice di sfortuna in arrivo ed è molto probabile che qualcuno muoia, ecco perché abbiamo dovuto nasconderci sottoterra; così facendo i fantasmi hanno pensato che fossimo già morti e ci hanno lasciato stare.»

A seguito di quella spiegazione, Gu Xiang esclamò improvvisamente: «Oh!»

Wen Kexing le accarezzò la testa e continuò sfacciatamente: «Tienilo a mente, potrebbe salvarti la vita in futuro.»

Poi guardò uno degli uomini che sembravano braccianti e commentò: «Lao Meng, questi vestiti non ti si addicono, la prossima volta vestiti da macellaio.»

Lao Meng rispose rispettosamente: «Si, Maestro.»

Wen Kexing agitò la mano: «Vai adesso, non c’è bisogno che rimaniate tutti qui e facciate pensare alla gente che ci siamo radunati per commettere un omicidio.»

Lao Meng fischiò e, così come era venuto, quel gruppo di persone si disperse subito in modo ben organizzato, scomparendo nel nulla senza lasciare alcuna traccia.

Anche Zhou Zishu stava per andarsene, ma Wen Kexing lo precedette dicendogli: «Fratello Zhou, che ne pensi se vengo con te?»

Zhou Zishu protestò attraverso il silenzio, ma Wen Kexing continuò: «Visto che sono una brava persona ti insegnerò ad accumulare virtù e a compiere buone azioni durante il viaggio.»

Zhou Zishu rimase in silenzio.

I due si guardarono a lungo e Gu Xiang, trovandosi ad assistere a quella gara di sguardi, percepì che l’atmosfera era diventata alquanto strana. Alla fine, fu Wen Kexing a sferrare il colpo di grazia: «Ti seguirò in ogni caso, che tu lo voglia o meno.»

Sul volto di Zhou Zishu affiorò un sorriso rigido, annuì e disse: «Allora fa pure, fratello Wen.»

Osservando Zhou Zishu, Gu Xiang finalmente capì il significato del detto “un mulo è obbediente solo quando viene bastonato” (*). Per quanto riguardava Wen Kexing, la ragazza aveva finalmente capito cosa voleva dire l’essere “una persona talmente sfacciata da mettere in imbarazzo il resto del mondo”. Seguì i due uomini, sentendosi estremamente orgogliosa di se stessa per aver imparato così tanto in una sola notte.

(N/T: Un mulo è obbediente solo quando viene bastonato: espressione idiomatica utilizzata per descrivere quelle persone che sono talmente testarde da risultare stupide e che solo un trattamento duro renderebbe conformi a qualcosa.)


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